Durante l'impero romano viene 
               superato il frazionamento del territorio e risolti i conflitti 
               fra le tirbù Sabelliche 
               ed i Dauni. La pastorizia abruzzese poté cosi espandersi fino 
               alla piana pugliese. 
               Con la fine dell'Impero romano seguì un lungo periodo di crisi, 
               dovuto alle invasioni barbariche e al clima di destabilizzazione 
               da esse derivato, crisi che si ripercuote anche nella culturale. 
               Per tuttol'alto medioevo, dunque, non sia hanno testimonianze 
               scritte o figurative del cane Pastore Abruzzese, 
               anche se la pastorizia era una delle attività economiche più 
               fiorenti di questo periodo. Il cane non è scomparso, ma continua 
               a svolgere il suo ruolo di difesa del gregge e un affresco del 
               Trecento, nella chiesa di San Francesco ad Amatyrice, ne 
               testimonia la sua presenza. Dal basso Medio Evo, con il rifiorire 
               delle arti, le testimonianze figurative sul cane Pastore 
               Abruzzese diventano sempre più frequenti. 
               E' nella prima metà del XV secolo, tuttavia, che la Pastorizia 
               abruzzese conosce il pericolo di maggiore sviluppo e incremento 
               grazie all'istituzione della Dogana della mena delle pecore in 
               Puglia, per opera di Alfonso I d'Aragona ne 1447. 
               La prammatica che la istituiva vincolava di fatto gli spostamenti 
               dei greggi transumanti, obbligandoli a seguire determinati 
               percorsi, tratturi, ed a servirsi esclusivamente dei pascoli 
               della Corona. 
               Con questo sistema doganale la pastorizia abruzzese prosperò per 
               circa tre secoli con un notevole incremento del patrimonio ovino. 
               Si stima infatti che in quel periodo circa 30.000 pastori 
               conducessero e svernare in Puglia 3.000.000 capi di ovini. Nel 
               1806, a causa della legge emanata da G. Bonaparte, che liberava 
               le terre pugliesi da  qualsiasi vincolo, si verificò il 
               graduale declino dell'attività pastorizia. In declino, ma rimane 
               comunque l'attività economica più importante e la più adatta ai 
               pascoli montani della regione Abruzzo, cosi come il cane Pastore 
               Abruzzese ha continuato ad esercitare il suo importante ruolo di 
               guardiano del gregge. Proprio in questo secolo anche all'estero 
               si inizia a scrivere sul cane Pastore Abruzzese e sul lavoro che 
               lui svolge, come nell'articolo "shepherds of the Abruzzi", del 
               Penny Magazine del 1833. | 
              
            
           
          
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