| 
               La funzione e l'ambiente sono le matrici prime ed uniche sia 
               della morfologia che della "Forma Mentis" del cane da 
               pecora dell'Abruzzo, che chiameremo d'ora in poi Cane Abruzzese, 
               visto che non c'è possibilità alcuna di confonderlo con altro.
 L'inizio della selezione di questa razza è avvenuto migliaia di 
               anni fa, quando cioè l'uomo delle montagne abruzzesi ha 
               cominciato ad allevare pecore ed ha capito che per proteggere i 
               suoi tesori contro i predatori poteva avvalersi magnificamente 
               della collaborazione di chi inizialmente era stato un predatore.
 I primi cenni storici certi in cui il Cane abruzzese viene 
               descritto nell'attuale configurazione si hanno nel "De Re 
               Rustica" di Columella, del I sec.D.C.
 Il saggista latino consigli i suoi conterranei a prendere esempio 
               dai popoli Marsi, Equi, Peligni, Frentani, che invece degli 
               uomini usano per la custodia delle greggi una razza di cani 
               grossi, feroci, bianchi, con lunghi peli irti e gli occhi come  
               carboni. Essi, dice, non abbandonano mai le pecore anche di 
               fronte all'assalto dei lupi, orsi e ladri; sopportano la fame, la 
               sete e il freddo e sono molto meno costosi e molto più fedeli 
               degli schiavi che mangiano tanto, si ammalano facilmente, rubano 
               e fuggono al primo sentore di pericolo.
 La selezione era già avvenuta.
 Ma le più antiche testimonianze del cane pastore rinvenute in 
               Abruzzo datano parecchie migliaia di anni prima degli scritti di 
               Columella. Il termine di riferimento nella formazione e nella 
               valutazione di questa razza non è l'uomo o altra razza di cani, 
               ma la pecora abruzzese e i suoi tradizionali predatori: il lupo e 
               l'orso bruno marsicano.
 
               I CONCETTI
 
 I concetti guida della selezione, 
               sempre uguali e sempre insostituibili dai primordi ad oggi, sono 
               essenzialmente quattro:
 1)Assoluta mancanza di istinto 
               predatorio e di ogni forma di aggressione nei confronti degli 
               ovini, concetto che si perfeziona nell'istinto di protezione e di 
               fratellanza nei loro riguardi.
 
 Per  un allevatore di ovini spesso fittavolo, le pecore 
               rappresentano quasi sempre il suo unico capitale, attorno a cui 
               ruota e da cui dipende la sua vita e dei suoi familiari. Ciò dà 
               la dimensione del legame che esiste tra lui e i suoi animali, e 
               il detto evangelico " Il pastore conosce una ad una le sue pecore 
               ed esse lo conoscono", non è solo una metafora. Da qui l'estrema 
               necessità di selezionare accuratamente tutto ciò che può venire a 
               contatto con le proprie pecore, per evitare qualunque cosa possa 
               rappresentare una minaccia a quanto garantisce la sopravvivenza 
               della sua famiglia. Il cane deve essere di assoluta fiducia, deve 
               essere tale da garantire le pecore da ogni pericolo e, come il 
               pastore, deve conoscere le pecore una ad una e deve essere da 
               esse conosciuto e riconosciuto come tutore.
 
 La garanzia  dell'incolumità del gregge è 
               data dalla razza pura; il cane deve essere bianco candido.
 All'arrivo di una cucciolata va messa ogni cura per 
               individuare il più piccolo segno che faccia pensare anche 
               lontanamente ad un meticciamento. Il verificarsi di questa 
               possibilità comporta l'immediato allontanamento dei piccoli dal 
               gregge, e nel duro mondo della pastorizia bocche inutili non si 
               possono mantenere.
 " Hommene ruscie i cane pezzate s' hann'accite appena nate".
 Il perché gli uomini rossi verrà trattato in separata sede.
 
 
 Perché bianco?
 
                 
                 
                 Derivante 
                 forse dall’addomesticamento di selvatici dal pelo candido 
                 avvenuto a cavallo delle glaciazioni. Quasi tutti i podolici 
                 del  sud Italia hanno le medesime caratteristiche: pelame  
                 bianco, mucose nere, iride e parti cheratinose molto scure.
                 
                 
                 Bianco è 
                 bello. 
                 
                 Bianco è 
                 mistico, e i montanari abruzzesi hanno uno spirito religioso 
                 molto profondo. 
                 
                 Bianco è 
                 pratico ,facilita il  controllo della razza; è lo stesso colore 
                 della lana delle nostre pecore. Nella concitazione e nella confusione di un attacco di lupi un 
                 cane bianco non può essere assolutamente scambiato per un lupo, 
                 né dal pastore , né dalle pecore.
                 
                 Bianco è… 
                 così ce l’hanno lasciato i nostri padri.  
               Il cane va 
               immesso fin da cucciolo tra le pecore, e il periodo migliore è 
               quello dello svezzamento. Deve imparare subito le norme 
               comportamentali  e le regole dell’azienda e deve imparare a 
               scegliersi giorno per giorno il suo ruolo e ciò per tutta la sua 
               vita. Non deve essere pauroso ,non deve essere isterico, non deve 
               rincorrere gli agnelli e gli altri animali della fattoria ,non 
               deve ululare, non deve lottare con i cani della propria muta in 
               presenza delle pecore, non deve fare nulla che possa creare paura 
               e panico , che è il guaio peggiore che possa capitare in un 
               gregge.Il cane deve essere sicuro di se e rassicurante per gli altri; 
               deve essere calmo, sornione; deve saper dissimulare il suo stato 
               di tensione; in presenza delle pecore deve essere composto nei 
               movimenti  , deve muoversi con solennità; deve essere anche duro 
               e spietato con chi non si comporta allo stesso modo:Capita spesso 
               di vedere un adulto che punisce severamente un giovane che ha 
               derogato alle regole.
 Questo non vuol dire che non debba essere allegro ed affettuoso, 
               specialmente da giovane; la maturità fisica arriva  di media dopo 
               i due anni e mezzo.
 Deve osservare a lungo le pecore, deve starci in mezzo più a 
               lungo possibile,deve dormirci insieme, deve fraternizzare con 
               esse, deve leccare gli agnelli,deve sentire le pecore cosa 
               propria, disposto a qualunque sacrificio per difenderle.
 E le pecore questo lo sentono.
 Ne nasce un bisogno reciproco.
 Questo legame si chiama rapporto mastino: “ non figlio dello 
               stesso ventre, ma figlio dello stesso seno”; fratello di latte, 
               inseparabile.
 Il cucciolo va nutrito prima possibile con latte di pecora
 
               Nella razza 
               non c’è assolutamente posto per soggetti che richiamino anche 
               lontanamente il lupo: un cranio affusolato, un muso da lupo , uno 
               sguardo lupino, un orecchio troppo dritto, un pelo corto e 
               sfumato, un ventre eccessivamente retratto, un petto stretto, un 
               piede allungato, un occhio gialliccio ,un collo sottile, sono 
               tutti elementi che parimenti alle pezze possono far supporre 
               istinti   rappresentanti una minaccia all’economia pastorale e 
               quindi non ammissibili.“ Dura lex, sed lex:” Viene negata la possibilità di esistere.
 Il cane da pecore abruzzese non deve assolutamente avere 
               tratti somatici o comportamenti somiglianti anche lontanamente a 
               quelli del lupo.
 |